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note artistiche


In quasi trent'anni di attività nell'ambito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ho cumulato qualche esperienza lavorativa e portato avanti piccole ricerche che non sempre ho avuto modo di discutere con i dotti e i sapienti di questo piccolo mondo antico.
Per altro, confrontandomi con molte realtà periferiche, ho avuto modo di osservare piccoli capolavori che sembrano non interessare nessuno eppure identificano un luogo, rendono unica e irripetibile questa nostra straordinaria Nazione.
Il confronto con i non addetti ai lavori mi ha permesso di approfondire taluni aspetti di nessun interesse accademico, ma non per questo meno significativi.
In un momento in cui anche la politica sembra tirare definitivamente i remi in barca abbandonando a se stesse queste straordinarie comunità locali, ho pensato di contribuire, dal mio piccolo osservatorio, alla riscoperta di una realtà culturale che non interessa i Palazzi, ma rende uniche le nostre periferie.
Ho lavorato con cittadini semplicemente legati alla loro terra; disposti a pagare di tasca propria il restauro della loro Chiesa e del loro dipinto. Perché non dare spazio a questa realtà che non sarà mai ospitata sulle blasonate riviste di settore, ma la cui valorizzazione testimonia la civiltà di un popolo e spesso - vista la provenienza delle opere - della civiltà cristiana?
L'area d'intervento è soprattutto la Romagna, ma non in maniera esclusiva né le indagini sono sempre marginali alla storia dell'arte. Sempre però ciò che rende unici questi capolavori è il rapporto vitale tra oggetti e persone. Niente a che vedere con le asettiche pareti di una rinomata Pinacoteca ove i dipinti sono esposti uno accanto all'altro come in un bel cimitero monumentale. Qui ogni frammento di civiltà, bello e brutto che sia, gode di un suo spazio individuale, gelosamente custodito dagli abitanti del quartiere. È ed questo rapporto che rende l'opera affascinate e insostituibile al di là degli interessi della nobiltà storico artistica chiamata a selezionare e distinguere i capolavori, scartando il materiale avanzato.
E se bisogna far fruire questo Patrimonio occorre anche lavorare pere renderlo comprensibile al maggior numero di persone possibile. Il dipinto posto sull'altare della piccola Chiesa ai margini della curata foresta casentinese ha trasmesso valori, ancora portanti, alle persone del luogo. Ha parlato ai boscaioli, ai pastori, ai contadini e al viandante. Perché non continuare questo dialogo approntando per essi delle schede didattiche da porre accanto all'opera? E perché escludere da questa "realtà" persone che, se coinvolte, possono fruire di questo patrimonio dal quale restano spesso separate?
Ed è così che è stato costituito un gruppo di lavoro presso la Direzione Regionale per il ... con l'obiettivo di provare a immaginare una possibile "Integrazione delle disabilità attraverso la Cultura".  La Cultura intesa quale terapia per chi può usufruire del bello e ne resta estraneo semplicemente perché non sono stati attivati dei progetti di integrazione che consentano ad un non udente, un non vedente, una persona in carrozzella, un anziano poco istruito di percorrere gli stessi spazi espositivi comunemente percorsi da una così detta persona "normale".
Di tutto questo e di altro ancora, anche di approfondimenti  più specifici dello storico dell'arte, proveremo a raccontare nelle pagine di questo sito che cerca soprattutto il dialogo con le persone per riscoprire le nostre radici che certamente sono state attraversate dalla bellezza in tutte le sue espressioni. E il Bello, si sa, in tutte le culture è considerato la porta d'ingresso per superare la nostra umanità.

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