ricordo di Sandro
Un essenziale necrologio ha informato gli amici che Sandro è morto il 12 giugno. Ho riletto più volte l’annuncio e ho pensato che la morte di un uomo non poteva essere comunicata in modo così asettico. Quest’uomo lascia degli affetti e una eredità duratura in alcuni suoi allievi ai quali ha voluto bene e che gli hanno voluto bene. Sandro è Alessandro Marabotti Marabottoni, professore ordinario di storia dell’arte prima a Messina e poi a Perugia. Infine studioso attento e curioso che poteva – beato lui – parlare di storia dell’arte, ma citare a memoria intere pagine di Vitruvio o di Livio. È il professore con il quale mi sono laureato a Messina, tanti anni fa, che poi ho visto sempre più frequentemente passando naturalmente – man mano che avanzavano gli anni – da allievo ad amico. Dopo trent’anni di frequentazione capita che si creino degli affetti. Sapevo di averli, ma non sapevo quanto fossero profondi fino al momento in cui ho ricevuto una telefonata che mi comunicava che Sandro non c’era più. Ci eravamo visti all’inizio di maggio. Da buon ex allievo ogni occasione era buona per coinvolgerlo nelle mie ricerche. Credo che mi abbia donato l’ultima sua riflessione, davvero illuminante, su un capolavoro del XII secolo che sto studiando. Ero stato così bravo da convincerlo quasi che l’opera non poteva essere del XII secolo, ma della fine del successivo. Poi a casa, ho voluto approfondire e percorrere il suggerimento di Sandro. Credo avesse ragione e sono contento di essere riuscito a fargli sapere, in ospedale, che aveva ragione. Non poteva parlare, ma mi hanno detto che con lo sguardo e l’espressione del viso ha mostrato tutta la sua gioia per il mio approfondimento. Sono contento di poterlo immaginare – sia pure per un attimo – ancora interessato al lavoro di sempre. Mi porto questa immagine che no ho visto e la unisco alle altre che pubblico. Delle foto del maestro nella sua casa, scattate il 5 maggio. Non l’ho più visto. Restano queste immagini ad accompagnare gli anni terreni che debbo ancora percorrere e un’Immagine molto più grande dentro di me. Grazie davvero Sandro e un caro saluto semplice e caloroso come l’ultima volta che ci siamo incontrati. Non pensavo che sarebbe stata l’ultima. Non sappiamo confrontarci con il Mistero e preferiamo lasciar correre il tempo che ci resta senza provare a fermarci per interrogarci ancora una volta sul senso della vita e della morte. Ti so sereno davanti all’ultimo atto della vita. Al di là del dolore fisico so che eri laicamente pronto. Ne abbiamo parlato più volte. Avevi già accettato da tempo la conclusione della tua vita terrena confortato anche dal fatto che eri vissuto a lungo. Mi guardo attorno e mi manca fisicamente il maestro. Non è sostituibile. Adesso dovrei essere io ad essere maestro a me stesso e agli altri. E capisco quanto grave sia la perdita della tua generazione per gli studi storico artistici e quanto poco pronte siano le nuove generazioni e diventare guida e punti di riferimento per i più giovani.