La radiografia consente la lettura di molte informazioni sulla storia della manutenzione dell’opera. Evidentissima la centina ottenuta attraverso il taglio laterale e l’innesto di due assi sovrapposte. Probabilmente queste parti sono stare “recuperate dai fianchi dell’immagine come mostra l’asse inferiore, anch’esso aggiunto in occasione di uno degli interventi di manutenzione dell’opera
Il Brandi nella sua relazione sull’opera redatta in occasione dell’esame radiografico propedeutico al restauro del 1936 osserva che lateralmente la tavola presenta, a distanza di circa cm 80, da entrambi i lati, tre fori per dei cavicchi e presuppone che la tavola poteva essere la parte mediana di un trittico. Rileva inoltre che dalla parte destra questi fori sono lunghi 9 cm e dalla parte sinistra solo 5 cm. Constata che la tavola in fondo, dove era riportata l’iscrizione trascritta in home page, presenta al centro il foro di un cavicchio dello stesso calibro degli altri laterali e suppone che questo asse sia stato ricavato dal lato sinistro della tavola.
Di fatto, “tagliando” virtualmente quest’asse e affiancandolo al fianco sinistro, come si vede nell’immagine elaborata, il foro coincide perfettamente con il cavicchio centrale sulla tavola e ricomponendo così la tavola, il ricostruito cavicchio misura esattamente nove centimetri come quello speculare, sul lato destro. (nell’immagine l’asse in basso delimitato dalla cornice rossa è lo stesso che è stato virtualmente “spostato” sul fianco sinistro. Con il tondo azzurro è stata evidenziata la ricomposizione del cavicchio).
Resta da capire quando è stata trasformata la tavola. Nel secolo XVIII come suppone Brandi o anche prima? Di fatto l’iscrizione letta da Brandi e dallo stesso fatta risalire al XVIII secolo, è già riportata da Masini, al 1650 e poi ripresa da Malvasia, sia pure con qualche leggera variante. Potrebbe allora la trasformazione essere più antica e già “storicizzata” al tempo di Masini?