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Rinaldo di Ranuccio

Pinacoteca Nazionale
 
Rinaldo di Ranuccio da Spoleto 1265

La croce è firmata e anche datata. Il maestro che l’ha dipinta è Rinaldo di Ranuccio che dipinge l’opera nel mese di aprile del 1265. La lunga iscrizione posta nel cartiglio sormontato dalla cuspide con la figura del Cristo glorioso è particolarmente preziosa nell’incerta cronologia che spesso caratterizza le croci dipinte del XIII secolo.
Nella Pinacoteca Civica di Fabriano si conserva un’altra croce firmata dallo stesso maestro, ma non datata e subito oggetto di discussione per quel che riguarda la precedenza cronologica dell’una sull’altra. Le due iscrizioni si completano reciprocamente. Se l’opera esposta in Pinacoteca oltre al nome riporta la data, la croce di Fabriano ci informa che Rinaldo è di Spoleto.
Nella recente scheda redatta per il catalogo Generale della Pinacoteca Nazionale di Bologna Silvia Giorgi considera la croce bolognese, datata 1265, successiva di un lustro a quella di Fabriano che si daterebbe dunque intorno al 1260.In questo ripropone un’ipotesi di Garrison del 1949.

La Vergine
La storia del crocifisso dipinto nel XIII secolo segue una evoluzione della forma che sembra aver riguardato, in maniera indipendente, tutti i pittori del tempo. Ci sono poi varianti canoniche nell’atteggiamento della Vergine sul tabellone laterale. Le mani sono alle volte coperte dal mantello, tal altra portate al petto e alla guancia, sempre in atteggiamento di dolore per la morte del Figlio. Probabilmente inconsapevolmente gli artisti ripetono “modelli” che l’oriente cristiano ha elaborato in particolari territori dell’impero e che sono diventati patrimonio comune e ormai indistinto. Ed è forse così che può essere accettata anche la particolare immagine della Vergine che Rinaldo di Ranuccio propone sulla croce oggi a Bologna. Un’immagine che non è canonica ai lati della croce, ma appartiene ad un altro “modello”, quello della Vergine che intercede presso Cristo (detta anche Hagiosoritissa. Termine che indica soltanto una provenienza topografica del modello originario - Hagia Soros),. E che si caratterizza per la posizione delle mani, entrambe rivolte verso il Cristo in un atteggiamento caratteristico di una figura che indica o chiede. Un atteggiamento operoso, diverso dall’immagine addolorata con almeno una delle mani accostata al volto. È anche segno distintivo della raffigurazione della Deesis, rappresentazione con il Cristo al centro e lateralmente la Vergine e san Giovanni, entrambi con le due mani volte verso il Cristo a indicarne la natura umana e divina. Posta sul tabellone laterale di una crocifissione, mentre san Giovanni mantiene l’atteggiamento tipico del “dolore” pare più una contaminazione, la ripresa di un motivo non percepito nella sua valenza semantica e semplicemente barattato come una variante della Madonna “addolorata” sotto (accanto) alla croce. Una contaminazione che si giustifica solo in una periferia culturale che non ha piena consapevolezza dei significati che assumono le figure nell’ortodossia cristiana. Nell’altra croce, a Fabriano, Rinaldo di Ranuccio propone invece un modello mariano del tutto ortodosso. Può essere anche questo il segno di una “maturità” del linguaggio pittorico del maestro del tutto rientrato nei canoni dell’ortodossia.
nella croce posta davanti a questa di Rinaldo di Ranuccio, che è custodita nella chiesa di san Francesco a Bologna torna l’iconografia mariana con una mano al petto che indica la croce e l’altra al volto a sottolineare il dolore e lo sconforto della Vergine

Gli elementi decorativi
Da evidenziare la complessità di questo tappeto la cui decorazione non si limita alla larga incorniciatura laterale a motivi geometrici. Quello che appare un tessuto compatto e uniforme è invece attraversato da ricchi motivi decorati che il tempo ha quasi distrutto, ma che l’obiettivo fotografico ci consente di leggere abbondantemente. Approfittiamo dunque dei moderni mezzi di comunicazione per permettere al visitatore di osservare con noi, attraverso gli apparati didattici forniti da questa pagina internet, la ricchezza di questo decoro. Altrettanto belli i decori sul suppedaneo e il motivo che riquadra esternamente il tabellone laterale. Degna di nota infine la cornice che circoscrive la croce. 
Un confronto tra le due opere del pittore
Le due croci presentano lo stesso modello compositivo, come è comune nella tradizione di una bottega del XIII secolo, soprattutto per l’immagine del crocifisso che, ancora nel solco della tradizione bizantina, per essere autentica deve essere simile ai modelli di riferimento. Eppure, pur nell’ambito di un’apparente identità, anche il nostro maestro modifica l’immagine solo apparentemente uguale a se stessa.
La figura del Cristo crocifisso  nell’opera a Fabriano presenta il ventre bipartito e nella croce bolognese il ventre tripartito. Una variante apparentemente marginale eppure evolutiva nell’iconografia della croce dipinta nel corso del XIII secolo. Per tutta la prima metà del secolo il modello del Crocifisso presenta il ventre tripartito. Lo stesso Giunta Pisano, un’eccellenza tra i pittori di questo momento, arriva a raffigurare il Cristo con il ventre bipartito solo nell’ultima sua opera nota: il crocifisso di san Ranierino a Pisa. Credo che il percorso culturale che ha segnato tutti i pittori del tempo abbia riguardato anche il nostro Rinaldo di Ranuccio che muovendo da modelli a lui noti e certamente più comuni, approda infine all’opera con il ventre bipartito di Fabriano che pertanto va considerata, con ogni probabilità successiva al dipinto bolognese.
 
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