L'Oratorio di santa Maria Incoronata
La Vergine sulle mura della città
La Vergine protettrice della città
Nei primi decenni del XIII secolo, il Comune stabilì di munire la città di Bologna di una nuova cerchia di mura al fine di porre al suo interno i borghi di nuova formazione. I lavori proseguirono a fasi alterne nell’ambito di un perimetro già progettato al momento dell’assunzione della delibera del Comune. Dapprima si trattò di una palizzata, per poi dotarsi di vere e proprie mura delimitate da un’area di rispetto all’interno delle mura costituita da un terrapieno e da una strada progettata, al 1250, di metri 3,80 e portata, nel 1326, a m. 7,60 di larghezza. Man mano che le mura venivano erette nella loro forma definitiva, all’interno, erano rinforzati da archi continui come mostrano le varie planimetrie della città. Lungo il perimetro delle mura e in prossimità delle porte, sorsero, spontaneamente e a cura dei singoli quartieri delle semplici edicole con immagini mariane alle volte direttamente dipinte sul muro di cinta. Con il tempo le mura vennero in parte coperte da terrapieni e così le immagini vennero interrate. Successivi e alle volte casuali Lavori di manutenzione portarono, nel corso dei secoli, alla riscoperta di queste immagini che divennero subito oggetto di devozione favorita anche dal “miracoloso” ritrovamento cui spesso seguivano inspiegabili guarigioni e varie grazie. I “borghi” chiedevano, di volta in volta, il permesso di poter edificare accanto all’immagine un’edicola per la sua protezione e, successivamente, anche un oratorio controllato da una confraternita appositamente costituita, con il compito di custodire l’immagine, favorirne la devozione, esercitare attività caritative proprie delle confraternite e stabilite nei singoli statuti di cui si dotavano.
La costruzione di questi edifici, lungo le mura, poneva dei non facili problemi di edificabilità dal momento che non era possibile invadere la strada che dall’interno consentiva di percorrere con carri tutta la cinta muraria. Condizione da mantenere per veloci spostamenti militari in caso di difesa della città. lo spazio utile era pertanto limitato al terrapieno esistente tra le mura e la strada. Questa situazione impose uno sviluppo dell’edificio in orizzontale, addossato alle mura, potendo sporgere verso la strada solo per uno spazio ben definito. Questi oratori erano costituiti da una profondità di circa 5 metri e potevano estendersi, in lunghezza, senza particolari limiti se non quelli del buon gusto e delle risorse economiche disponibili. L’aula era preceduta da un portico largo più o meno quanto lo spazio interno ed era dotata di un primo piano ove trovava sede la confraternita custode dell’edificio. Questa la storia più o meno comune a tutte le chiese mariane addossate alle mura della città, identificate in 12 edifici, il più conosciuto dei quali è certamente la Madonna del Baraccano sul cui muro c’era un’immagine dipinta da Lippo di Dalmasio.
Matteo Borboni
oratorio santa Maria della Pietà e san Rocco tra porta sant'isaia e porta san Felice - 1724
L’oratorio di santa Maria Incoronata tra porta san Donato e
porta san Vitale.
Le chiese erette a ridosso delle mura magari a seguito del
ritrovamento di immagini mariane dipinte sul muro o per incrementare la
devozione nel caso di immagini già in venerazione, trovano nuova linfa dopo il
concilio Tridentino. Ne sono testimonianze indirette le indulgenze concesse
sotto il pontificato del bolognese Gregorio XIII Boncompagni (1572 – 1585) e la
vigilanza esercitata in città dal cardinale Gabriele Paleotti (1566 – 1589) e dal
suo successore, il cugino Alfonso Paleotti (1597 – 1610).
La nostra chiesa, a
ridosso delle mura, posta tra porta san Donato e porta san Vitale, è tutt’ora
esistente anche se inglobata in una nuova struttura. Sorge in prossimità di una
porta chiusa nel 1326 (Guidicini, vol. III, p. 343). Nel “Baracano del Borgo
san Giacomo” (cfr. Guidicini vol.III p. 343) il senato, nel 1465, concesse di
costruire una chiesa dedicata a Maria Vergine. La concessione fu chiesta da una
società di devoti che trovava sede nella vicina e antica chiesa di san Leo ed
Abbondio. Società trasformata in “Compagnia di santa Maria Coronata” che si
dota di propri statuti nel 1499 (Guidicini, Miscellanea storico-patria
bolognese, p. 363) e già istituita nel 1405 (notizia tratta da “i cartigli di
Bologna” (www.bibliotecasalaborsa.it/content/cartigli/?u=103
). Altre utili notizie si devono al Masini (1666 p. 480 – 481) che ricorda la chiesa
e la confraternita in occasione della festa di san Petronio. in quel giorno, il
4 ottobre, “Alla Confraternita
di S. Maria Coronata nel Borgo di S.Giacomo , dove proprio era una porta della
Città, con ragionamento Spirituale fi dice l'Officio de' Morti. Questa
Confraternita ebbe principio da F. Giovanni da Piacenza a dì 26. Novembre
l'anno 1465 con alcuni della Confraternita di Santa Maria della Carità. Vestiva
d'azuro, e del 1572 a dì 20 aprile, che fu la Processione della Madonna del
Borgo di S. Pietro vestì di bianco e del 1615 cominciò à portare di nero una
Mantellina, bordone e Capetto dietro le spalle; ora porta solo la Mantellina
sopra la Cappa bianca, co uno scudetto, dov'è una Madonna e poco sotto una figura in habito da Pellegrino, che vuota un'
urna sopra l'Anime del purgatorio, e dall'una, e dall'altra banda sono due
Corone Regali, con due palme dentro”. Stemma che qui
riproduciamo tratto dalle collezioni di stampe di san Giorgio in Poggiale.
La chiesa venne
progressivamente ampliata come documentano le autorizzazioni di volta in volta
concesse dall’Assunteria di Ornato. Il primo nucleo corrisponde alle tre
cappelle centrali così come ci sono pervenute. A queste si aggiunse un nuovo
corpo nel 1695, sul lato sinistro guadando l’altare centrale, costituito da due
cappelle. L’Oretti riporta la notizia che al piano superiore la chiesa aveva due
oratori usati dalla Compagnia. Nell’oratorio “piccolo” era conservata la tavola
di Simone dei Crocefissi.