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Ma la vocazione di Francesco non è legata ad emozioni momentanee, è frutto di meditazione, di scelte consapevoli e dirompenti e uno dei punti di riferimento della sua celata spiritualità risiede nella devozione, nell'adorazione dell'Eucaristia. Né possiamo dimenticare la complicità di una croce dipinta nella scoperta della sua vocazione: Il celebre crocifisso di san Damiano.
Il Santo raccomanda più volte ai suoi frati il culto verso l'Eucaristia. Lo fa tanto nella regola che nelle lettere. "vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, crediamo e fermamente crediamo che il suo Santissimo corpo e sangue sono vivi e veri" (p. 138). Così nella regola, ma più volte torna ad esortare i suoi frati in numerose lettere, raccomandando l'adorazione e quella che possiamo definire la "tutela" degli oggetti che servono a celebrare il mistero eucaristico "ovunque il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo sarà stato senza decoro collocato e lasciato, sia tolto di là e sia posto e custodito in un luogo prezioso" (p. 160) e ancora, in altra occasione, raccomanda che i frati prestino "tutto il rispetto e tutta l'adorazione al Santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo" (p. 162). Sempre insiste sulla corrispondenza tra il sacrificio sacramentale e il "Corpo e il Sangue" realmente presenti in quel sacrificio.
Possiamo forse chiederci se in una società educata dall'immagine il "corpo e il sangue di Cristo" da adorare nell'Eucaristia non abbia avuto anche bisogno di un'adeguata immagine che ricordasse quel Mistero. Un'immagine nuova rispetto alle analoghe raffigurazioni della croce, proprio per evidenziare questo nuovo valore semantico.
Questa nuova immagine immortala un momento particolare del supplizio che trova in San Tommaso d'Aquino una fonte teologica ancora una volta non destinata all'immagine, ma alla quale l'immagine sembra attingere. Come se il pittore avesse trovato una nuova fonte da seguire per rappresentare il Cristo in croce. Così come, probabilmente, altri più antichi pittori, avevano trovato in sant'Agostino, l'involontario teorico del "Cristo Giudice".
Il nuovo modello di Crocifisso sembra partecipare all'intero dibattito dottrinario e liturgico e, come è giusto che sia, l'immagine si perfeziona in itinere, negli stessi anni in cui il dibattito dottrinario sull'Eucaristia assume un rilievo davvero eccezionale fino ad arrivare all'istituzione della festa del Corpus Domini, nel 1264. Il suo percorso si sviluppa lungo il corso della prima metà del XIII secolo e, guarda caso, è legato ad una monaca francese che a seguito di mistiche rivelazioni, ne propone il culto fin dal 1208. Torna ancora la Francia alla cui cultura non è estraneo Francesco che definisce quella nazione amica Corporis Domini. Le lettere e le esortazioni di Francesco si muovono dunque all'unisono con le esortazioni della beata Giuliana di Retine che porteranno, nel 1246, alla celebrazione della festa nel solo territorio diocesano e che successivamente, dopo l'elezione a Papa di Urbano IV, che aveva conosciuto la beata Giuliana, sarà estesa all'intera Chiesa nel 1264. Nel frattempo, l'anno prima, il miracolo di Bolsena, con il sanguinamento dell'Ostia, aveva accentuato l'attenzione verso il Corpo e il sangue di Cristo .
Un'attenzione che si sviluppa anche su un versante del tutto laico e fantastico, il mondo cavalleresco che canta, negli stessi anni, le straordinarie gesta degli intrepidi cavalieri della tavola rotonda alla ricerca del Santo Graal, il mitico vaso ove era stato raccolto il sangue di Cristo. A Fecamp, sempre in Francia, nel 1171, tra le rovine dell'abbazia dopo un incendio, si era creduto di trovare la punta della lancia di Longino e il guanto di Giuseppe d'Arimatea con le gocce del Sangue di Cristo . Le Chrétien de Troyes, il Perlesvaus, il testo su Giuseppe d'Arimatea di Robert de Boron, accompagnano fantasticamente la ricerca sul "sangue di Cristo" che la mistica prima e la teologia poi tendono a ordinare nell'ambito del culto. E sarà infine la liturgia con la celebrazione della solennità del Corpus Domini a sintetizzare e ad elevare quasi a poesia l'esortazione di Francesco, ma anche l'intuizione della Beata Giuliana di Retine. Due nomi pervenuti, certamente tra i tanti che sul mistero del Corpo di Cristo si interrogavano in quegli anni e non ultimo lo stesso incredulo sacerdote boemo, che celebrando a Bolsena e interrogandosi sulla veridicità del Corpo e del Sangue di Cristo, avrà in risposta il sanguinamento, tra le sue mani, dell'Eucaristia.