Indemoniata. Olio su tavola. Cm. 27,5 x 25,5. Restauro: Patrizia Camino 1996. Iscrizioni: Tormentata dal demonio.
| Una donna giace distesa e legata, gambe e braccia, ai quattro montanti del basso letto. In alto a sinistra è raffigurata la Vergine entro una cornice di nuvole aperte a sinistra. La Madonna è raffigurata senza il Bambino. Interessante “voto” di un'indemoniata: un genere piuttosto raro nei nostri dipinti votivi. L’iconografia mariana consente di accostare il dipinto al gruppo “L2”. Cerasoli riconduce queste scene che raffigurano “indemoniati” a malattie epilettiche o crisi isteriche.
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Liberazione di un indemoniato. Tempera su tavola. Cm. 33,5 x 22. Restauro: Marisa Caprara 1995.
| Iscrizioni: Sia noto come mi Zuane milanese esendo indemenato et stete così uno ano esende scungurato da uno prete co... grande fadigha lui maria liberato ma mi ma mi madre et mi fradele me aricomando a santa Maria de Lorede et aSanta Maria del Monte de Cesena ... per me che aria uno ane to pine manifestande questo miracule et portarli uno calixe dariento ciaschaduna di ditte madone e far dire s. mese a Lorede per queli che ...
Dalla bocca dell'offerente escono sette demoni. Accanto a lui la madre e il fratello ricordati nell'iscrizione, in ginocchio e in orazione. A sinistra, sopra il lungo cartiglio, la Madonna di Loreto sopra la Santa Casa e a destra la Madonna del Monte. Il Dipinto riveste estremo interesse per la particolare tipologia del voto e per l’associazione della Madonna di Loreto con la Madonna del Monte. Notiamo intanto che l'iconografia dell'uomo che si libera dai demoni trova corrispettivo nel miracolo di Gesù che libera un indemoniato così come ci è pervenuta da miniature. Il numero dei demoni, sette, è anch'esso simbolico e fa riferimento alla scrittura. L'iconografia della Madonna di Loreto è quella tradizionale. Per la Madonna del Monte viene riproposto un modello usuale agli inizi del XVI secolo che, in questo caso, trova il più vicino riscontro tipologico nel gruppo “E”. Dall’iscrizione apprendiamo che l’offerente viene da lontano e probabilmente ha fatto eseguire il dipinto da un pittore non residente avvalorando l'ipotesi che la raffigurazione mariana di Cesena facesse capo a delle xilografie le quali per contro non è da escludere che avessero quale punto di riferimento un'immagine conosciuta che è diversa da quella attuale.L'offerente chiarisce inoltre alcune dinamiche del dipinto votivo che è bene rilevare. Il voto viene fatto dopo un anno dall'avvenuta liberazione ed è solo uno degli elementi che caratterizzano questo pellegrinaggio che l'offerente rende ancora più prezioso con il dono di un calice per ognuno dei due santuari e l'offerta per delle messe. Interessante ancora il fatto che andò in giro per un anno a diffondere questo miracolo. L'associazione dei due santuari consente inoltre di considerare la fama del santuario di Cesena che si estendeva ben al di là dei confini cittadini e poteva gareggiare con il più importante e conosciuto duomo di Loreto. Rettenbeck esamina il dipinto e nota che è la prima volta che ha modo di osservare una scena in cui un uomo viene liberato da sette demoni per intercessione della Madonna. Cita poi un’altra scena di indemoniato, sempre in questa collezione, in cui è raffigurata una donna svenuta mentre dalla sua bocca sale una nuvola con dentro un diavolo. Il dipinto, descritto in maniera molto analitica (p. 174), non è più nella collezione. In alcuni appunti anonimi, manoscritti, custoditi nell’archivio del Monastero, che recensiscono il volume di Rettenbeck è annotato con meraviglia che il dipinto così descritto è custodito nella collezione di ex voto a Monaco. I costumi degli offerenti e l'iconografia mariana cesenate permettono di datare l'opera nei primi decenni del secolo XVI. Prima del restauro il dipinto si presentava con numerosi fori passati dovuti ai chiodi con i quali la tavola era stata fissata ad un supporto.
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