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Datazione: 1615 - 1620, circa
olio su tela
cm 65x55
Secolo: XVII
Provenienza: Malvezzi Campeggi
Inventario: 338
Sulla scorta di un passo del Malvasia (1678), questo dipinto è stato tradizionalmente ritenuto il ritratto della madre dell'artista.
Si tratta di un'opera di altissimo livello sia per la profondità psicologica che per lo straordinario accordo tonale, degna di essere ricordata come uno dei più bei ritratti di tutto il Seicento italiano.
In uno sfondo ridotto all’essenziale, stagliato su una base scura e neutra, vediamo il volto di una donna in età avanzata, dallo sguardo vigile, l’espressione austera. Il volto di questa gentildonna, rappresentato di tre quarti, con la guancia destra più esposta alla luce della sinistra, è in realtà il ritratto della madre dell’artista, che sceglie di eternarne l’effige con evidente realismo, e al tempo stesso con riverente controllo della forma. Colpisce la simmetria e l’armonia che dominano in questa resa severa dei lineamenti, attraversati da minuscole contrazioni muscolari che hanno inevitabilmente solcato il volto e a tratti irrigidito l’espressione della bocca, serrata e circondata da un irradiarsi quasi impercettibile, eppur avvertibile, di linee d’espressione. Le rughe più profonde, quelle nasolabiali, evidenziano come la donna sia qui ritratta in età matura ma non propriamente nell’anzianità. I capelli, lievemente diradati, sono raccolti sulla nuca, come si intuisce dall’andamento che assumono, pettinati all’indietro, e coperti da un velo di tulle bianco e trasparente che disegna una sorta di trapezio dagli angoli addolciti, discostandosi dalla sommità della testa, sia pur di poco, per restare sospeso e al tempo stesso posato sui capelli, quasi privo di peso specifico. La fronte della madre è alta e un po’ stempiata, e in prossimità della sella nasale percepiamo un accenno di rughe glabellari. La veste scura e accollata ha un ampio colletto bianco che conferisce al volto un’intensa luce, come scaturita dall’interno della composizione. Gli occhi della donna sono segnati dall’età ma non hanno perso lucentezza, vivacità di sguardo e severità implicita, non palesata: sembra di cogliere una sfumatura di compiaciuto affetto in quello sguardo volto al figlio che la ritrae. Eppure in quella fermezza posturale ed espressiva c’è amore e capacità di valutazione, c’è una madre ritratta con sincero verismo da un figlio che ne conosce i tratti psicologici, e al tempo stesso ne intravede la profonda ma non completamente traducibile, o riproducibile, interiorità. L’ombra avvolge i lineamenti della donna oscurando la sezione sinistra del viso, a destra nella composizione rispetto all’osservatore, ma il chiaroscuro così abilmente sfumato e distribuito non può che accentuare i tratti sfilati di un viso ancor bello, lievemente scaldato da un rossore che ne ravviva il pallido incarnato.
Autore della scheda: Loretta Secchi
Curatrice del Museo tattile di pittura antica e moderna “Anteros”
dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza – Bologna