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Madonna con il Bambino e i Santi Margherita, Gerolamo, Petronio e un Angelo
Datazione: 1529
Dimensioni: cm. 222 x 145 (226,5 x 155 con le aggiunte antiche); cornice, cm. 293 x 216,5
Provenienza: Chiesa di Santa Margherita, Cappella Giusti
Tecnica: Olio su tavola
Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino, nato a Parma nel 1503, si spense a Casalmaggiore nel 1540 a soli trentasette anni, e fu uno dei più importanti pittori del Manierismo.
tra i suoi capolavori ricordiamo "Lo Sposalizio di Santa Caterina" e "La Madonna dal collo lungo", di grande forza evocativa, custodita presso la Galleria Pitti, a Firenze. L’opera custodita in pinacoteca, un olio su tavola, è ricordata come una delle tre pale d’altare dipinte dall’artista durante il soggiorno bolognese, avvenuto tra il 1527 e il 1530.
Al centro della composizione, lievemente sulla sinistra, vediamo la Vergine con in grembo Gesù Bambino, delicatamente volto in direzione di Santa Margherita, a sua volta protesa verso Gesù, seduta ai piedi della Vergine. La Santa è colta mentre avvicina il proprio volto a quello di Gesù, con trasporto estatico, fino quasi ad accostare le labbra a quelle del Bambino, in un tenero e indissolubile legame ideale. Margherita d’Antiochia, nobile fanciulla, visse e subì il martirio tra il III e IV secolo, ai tempi di Diocleziano. Si narra che, rifiutato il matrimonio con il prefetto Olibrio e dichiarata la sua fede cristiana, fu per questo torturata con ogni genere di supplizio e, in carcere, lottò con il demonio che si era presentato a lei sotto forma di drago: come molti martiri, anche la vergine Margherita fu alfine decapitata.
L’allusione alla verginità e la dedizione della Santa a Cristo sono testimoniate dal matrimonio mistico, mentre la presenza del Drago alle sue spalle, posto nell’angolo della composizione, a destra in basso, rievoca la tentazione sempre operante e ribadisce la problematicità del confronto con la lusinghiera parvenza. Maria, che ha un velo finissimo e trasparente sul capo, offre il Bambino alla Santa e volge lo sguardo, abbassato, verso il lato opposto, in direzione di San Petronio che compare a sinistra. Il Santo è ritratto in abiti vescovili e mitria, la sua espressione è assorta e le mani giunte in preghiera: la postura lascia trapelare il sentimento di una partecipazione silenziosa all’evento. In posizione lievemente arretra e alla sinistra della Vergine, quasi al centro della composizione, vediamo un angelo che accenna un lieve sorriso e nella mano destra regge la croce, evocazione del destino di Gesù. A destra, in posizione speculare rispetto a San Petronio, appare San Gerolamo, che nella mano tiene il crocefisso e guarda verso la mistica unione. Il Santo, monaco ed eremita, è ritratto con espressione meditativa che denota la sua natura dotta, mentre la lunga barba imbiancata testimonia la lunga penitenza affrontata. Infine il manto rosso che indossa evoca la veste cardinalizia a lui attribuita per effetto di un’errata interpretazione del suo ruolo a fianco del Pontefice, e avvenuta durante il Medioevo, che lo credette cardinale poiché segretario del Papa.
Sullo sfondo è possibile apprezzare l’ambientazione silvestre che domina la scena naturale e conferisce allo sfondo morbidezza e dinamismo all’infittirsi delle fronde e lo splendore lunare del cielo notturno striato di nubi. La penombra non confonde luci e ombre, piuttosto permette il graduale passaggio e il riflettersi della luce sulle vesti, dipinte con colori acidi che virano dal verde al giallo oro. La pennellata in Parmigianino è veloce, vibrante e al tempo stesso condotta con maestria nella resa minuziosa della raffinatezza degli ovali, dei dettagli delle acconciature, dei filamenti di luce che interessano i capelli della Vergine, dell’angelo e di Margherita. La Santa, nella postura tesa all’offerta di sé verso il Figlio di Dio, poggia delicatamente la propria mano sinistra sul manto della Vergine e pare che in quel gesto sia racchiuso il sacro mistero della mistica unione. La bellezza della pittura di Parmigianino dimora nell’abile accostamento di descrizioni puntuali e sintesi di forme che svelano la sua grande abilità di disegnatore sensibile, geniale nel restituire l’impressione del guizzare della luce. Effetti di velatura cromatica o di stesura densa, a concrezione materica, ottenuta con filamenti di colore, talvolta corposi e talvolta liquidi, si danno rapidi e vorticosi. Si presume che in alcune parti l’artista ottenesse certi effetti di spessore ed espressività del segno attraverso l’intervento diretto delle dita intrise di colore, quasi a stabilire con la materia e la forma un rapporto privo di ogni mediazione.
Autore della scheda: Loretta Secchi
Curatrice del Museo tattile di pittura antica e moderna “Anteros”
dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza – Bologna