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La prima origine del soggetto deve infatti collegarsi alle raffigurazioni bizantine dell'Annunziata, in cui la Vergine visitata dall'Arcangelo, presentata a volte in trono, altre in piedi, è sempre intenta al lavoro, come rivela la costante presenza tra le sue mani di un fuso, e spesso di un filo rosso porpora: quella presenza allude al passo dei vangeli apocrifi secondo cui la Vergine fu sorpresa dal messaggio divino mentre filava con la preziosa porpora la cortina del Tempio.
Sarà il caso di ripercorrere brevemente il poetico racconto, il cui tramando ebbe grande fortuna e diffusione sia nelle immagini che nella liturgia delle chiese d'Oriente. Nella fresca lettura dell'apocrifo Protoevangelo di Giacomo, particolarmente caro alla devozione bizantina , la Vergine, dopo essere stata prescelta per volere divino tra molte pie fanciulle, tesse con la porpora e lo scarlatto la tenda del Tempio, e per questo viene dichiarata 'regina delle Vergini' .
…Qualche tempo dopo racconta il testo … ci fu un consiglio dei sacerdoti e dissero: Dobbiamo fare una tenda per il Tempio del Signore. A quello scopo furono chiamate le fanciulle senza macchia della tribù di Davide…E chiamarono anche la giovinetta Maria. Tirarono a sorte chi filerà l'oro e l'amianto e il bisso e la seta e il giacinto e lo scarlatto e la vera porpora… e queste ultime toccarono a Maria. E lei, secondo la stessa tradizione, dopo essersi spaventata per aver sentito la voce dell'angelo presso il pozzo dove si era recata a prender l'acqua, tornò a casa, posò la brocca, e presa la porpora si mise a sedere sul suo sgabello e la filava…: Proprio in quel momento l'Angelo le ricomparve e la benedisse. Poi finì di lavorare la porpora e lo scarlatto e li portò al sacerdote che la benedisse.
Questa descrizione ben si attaglia alle immagini bizantine dell'Annunziata.
Una versione diversa ma affine dell'episodio iniziale della Redenzione si trova in un altro importante apocrifo, anticamente attribuito all'apostolo Matteo e noto appunto come 'Pseudo Matteo' .
L'iconografia dell'Annunziata operosa con fuso e filo si ripete quasi senza eccezione nell'arte di Bisanzio e dei territori più strettamente legati alla sua suggestione culturale, fino ai Balcani, divenendo un vero e proprio 'topos' del soggetto . Prendiamo come esempio la splendida 'Annunziata' dipinta tra 1222 e 1228 nella chiesa dedicata all'Ascensione di Cristo nel monastero di Mileseva in Serbia (figg. 44 -
In altri casi, ancora nel '200, l'Annunziata è raffigurata in piedi: ma nelle sue mani restano sempre presenti il fuso e il filo. Basterà osservare la Vergine affrescata tra 1263 e 1268 presso l'abside della chiesa della Santissima Trinità, nel monastero di Sopocani, pure in Serbia. Probabilmente dai Balcani questa lettura dell'Annunziata arrivò in Italia, e vi si modificò.
iconografia