La Madonna "al lavoro" - vitale

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La Madonna "al lavoro"

Madonna del Ricamo > Iconografia
 
 
 
 

Non è però questa l'unica interpretazione del tema nel momento del suo sviluppo in Italia. Un'ulteriore lettura, probabilmente elaborata anch'essa a Siena all'inizio del '300, vede la Madonna raffigurata proprio nell'atto di lavorare, con il Bambino già grandicello presso di lei, che in qualche caso l'aiuta: un esempio interessante di questa diversa tipologia, che dovette avere notevole successo,  è costituito  dalla Sacra Famiglia oggi conservata nella collezione Abegg  Stitfung di  Berna (fig. 50) , tradizionalmente collegata ad Ambrogio Lorenzetti . In questa composizione, ambientata in un interno - una porta fa addirittura scorgere un altro locale sul retro, dove uno sgabello fa pensare all'attività di Giuseppe come falegname-, in basso torna la sigla dei rocchetti. Ma qui la Vergine, pur seduta in terra, come nella Madonna dell'Umiltà,  è rappresentata mentre sferruzza. Il Bambino le si accosta, anzi quasi le si arrampica addosso, e lo stesso Giuseppe, di fronte a lei, sembra colto anch'egli nell'atto di dipanare il filo di una matassa: il filo non si vede, ma questo appare come l' effetto di una  spulitura che ha lasciato incompiuto e illeggibile il gesto delle sue mani.
Un'interpretazione dello stesso tipo torna anche a Firenze in date vicine, intorno al 1350, in un affresco staccato del Museo di Santa Croce in cui la Vergine cuce, e il piccolo Gesù, in piedi di fronte a lei, le porge il filo ; ed un  tema molto simile era ricordato da Vasari in un perduto affresco di Stefano Fiorentino, in un tabernacolo 'ai Gianfigliazzi, lungarno, fra le case loro e il ponte alla Carraia', distrutto per la costruzione di Palazzo Corsini, dove era raffigurata 'Nostra Donna alla quale, mentr'ella cuce, un fanciullo vestito e che siede porge un uccello' .
Il successo di simili proposte iconografiche è testimoniato dall'esistenza almeno documentaria di diverse versioni affini. Una molto deperita tavoletta che Rosini riteneva una replica di questo tabernacolo, vedendo che la Vergine e il divino Infante sono in essa rappresentati come appunto il Vasari descrive era ricordata presso il Signor Ranieri Grassi di Pisa da Bottari nel commento al passo di Vasari su Stefano Fiorentino . Lo stesso tema ci fu gentilmente segnalato da Luciano Bellosi in una tavoletta fiorentina di proprietà privata, databile alla fine del '300.

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