la Madre di Dio - Madonna di san Luca

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la Madre di Dio

Teotokos
Il modello iconografico
L’icona della Madonna di San Luca rappresenta la Vergine a mezzo busto che tiene con la mano sinistra il Bambino. Con la destra indica il Figlio che veste panni preziosi e stringe nella mano sinistra un rotolo. La destra attraversa il busto della Madre e benedice. Il volto del Cristo è ruotato verso sinistra così che il suo sguardo è proiettato oltre l’icona abbracciando l’infinito. La Madre indossa le vesti classiche delle Madonne “bizantine” caratterizzate dal maphorion e dalla mitella. L’immagine si distingue per la posizione delle mani che occupano e caratterizzano lo spazio dell’icona: la Vergine a indicare il Figlio, il Figlio a benedire.
Il modello è conosciuto come “colei che indica la via” (in greco odigitria, guida, colei che ci guida). Sembra che l’immagine mutui il nome dal monastero dove venne custodita dopo il suo arrivo a Costantinopoli. Il santuario preesisteva all’immagine ed era retto da monaci, presso una sorgente, dove la Madonna operava già molti miracoli, specialmente a favore dei ciechi [cfr. Georges GHARIB, Le icone mariane. Storia e Culto, Roma 1987, pp. 37-39.]. I monaci facevano da guida, per cui il luogo era detto “delle guide” e la Madonna finì per assumere anch’essa il ruolo di “guida”. Odigitria e anche condottiera, con una connotazione militare presso gli imperatori “romani”.

Il tema della “Madre di Dio” che indica il Cristo quale via da seguire appare inverato dalla matura espressività della Vergine bolognese che avvolge con la sua affettività il Signore dell’Universo che è contenuto entro l’umanissimo amore della Madre. Valori filosofici declamati da una pittura estremamente matura che pone anche il problema della datazione del dipinto.
L’Immagine privata per il restauro dei suoi preziosi paludamenti rivelava una straordinaria umanità. È stato possibile rivivere il mistero dell’Incarnazione da una particolare angolazione: attraverso gli occhi della Madre. Il Cristo solenne, adulto e dallo sguardo maturo e imperioso, guarda lontano, è soprattutto maestoso e regale. Con lo sguardo volto verso l’infinito, governa attraverso la legge che regge saldamente nella mano sinistra. Benedice maestosamente, secondo giustizia (la legge). Tanta smisurata potenza, terribile nella sua grandezza, è circoscritta dall’amore della Madre che racchiude così grande vigore tra le sue braccia, avvolgendo Colui che è più grande di tutto, resosi per sua scelta simile a noi. E lo sguardo è attratto verso colei che indica la via e la rende percorribile e familiare. Quasi un trattato teologico colto attraverso il gesto delle mani e umanizzato e reso in lingua corrente – lingua corrente per tutti i secoli attraverso i quali ha reso noto il suo messaggio – dallo sguardo. I gesti sono quelli dell’Odigitria, lo sguardo è quello di una Madre che ha per figli ognuno di noi e con ognuno prova a ad essere mamma.
Una maturità di linguaggio pittorico che rende unica questa immagine nel lungo percorso della Vergine Odigitria e ne fa un punto di arrivo, una straordinaria interpretazione occidentale di un tema giunto da lontano. Nel mese di maggio dell’anno 2011, nello spazio di una settimana, è stata effettuata una manutenzione straordinaria dell’icona. Nelle pagine che seguono proveremo a evidenziare le problematiche emerse, che saranno approfondite nel restauro dell’anno successivo.
Dopo una intensa settimana, è stato con nostalgia che ho assistito all’arrivo delle persone preposte a riporre l’icona nella sua custodia. Li ho sentiti arrivare prima di vederli. Annunciati dal risuonare dei passi nel lungo corridoio che immette nell’aula di Santa Clelia adibita a laboratorio di restauro. Il silenzio che aveva reso proficuo quest’ultimo incontro con l’icona è interrotto da quanti con solerzia e rispettando i loro ruoli si accingono a rivestire dei suoi addobbi la sacra immagine. Osservo in disparte lo svolgimento di tutta la procedura canonica. L’icona viene riposta nella sua custodia. Attraverso le asole intagliate nella lamina si fa scorrere un nastro rosso. Si scalda la ceralacca in un cucchiaio. Si versa sul nastro. Il cerimoniere imprime nella cera il sigillo del cardinale. È fatta. Nostra Donna del Monte de la Guardia viene ristretta e s’appresta, un po’ regina e un po’ prigioniera, a ricomparire in chiesa, sul suo trono preziosissimo, ma pur sempre angusto per cotanta smisurata e amabile onnipotenza.


conversazione sull'icona bolognese
24 maggio 2014
l'Icona vista da vicino - 2011
I Gesti
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