Dopo il restauro una nuova pista di ricerca - Madonna di san Luca

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Dopo il restauro una nuova pista di ricerca

studi critici
gli affreschi della "Rotonda del Monte"
Complessa la storia attributiva di questi affreschi e incerta anche la loro datazione che oscilla tra il 1116 e il 1170. Date da mettere in relazione con le possibili vicende costruttive dell’oratorio e non con i dipinti. Pertinente il collegamento trovato con i mosaici di Venezia che ripetono un analogo soggetto nell’atrio di san Marco a Venezia. La datazione al secolo XII, probabilmente alla seconda metà del secolo, ne fanno un buon punto di riferimento per la nostra icona. Fino a questo momento però si sono sottolineate le differenze con la Madonna di san Luca. Si è sostenuta l’ascendenza romanica e non bizantina degli affreschi contrapponendoli al bizantinismo, magari occidentale, dell’Icona.
I collegamenti più prossimi con gli affreschi di Parma, ma c’è un codice figurativo che appare del tutto caratteristico del ciclo: la grande mano distesa, le lumeggiature sui panneggi, il controluce dietro la mano, il modo di contornare i bordi delle vesti, il panneggio sul braccio. Tutti elementi che trovano speculare riscontro nella nostra icona così da consentire un puntuale confronto e indicare nel gruppo bolognese un riferimento originale e diverso da Parma.

le mani che indicano alla "rotonda del Monte"
le mani che indicano
Le grandi mani degli apostoli sono ripetute in due atteggiamenti: la mano che indica e la mano aperta nel gesto dell’accoglienza e della disponibilità. Quanto alla mano che indica osserviamo le lunghe dita, il pollice aperto ad angolo retto, la posizione davanti al petto e il controluce dovuto alle lumeggiature sulla tunica. Sono tutti elementi che si ripetono anche sulla Madonna di san Luca e che costituiscono una caratteristica che contraddistingue chi lavora alla rotonda del Monte, consentendo anche di distinguere queste maestranze da Parma.
il maphorion della Vergine, gli occhi, la veste del Cristo
il panneggio del maphorion

Una caratteristica dell’Icona, emersa dopo il restauro, consiste nelle particolari lumeggiature del maphorion che conferisce al panneggio una speciale luminosità. Sulla spalla destra della Vergine le striature bianche si muovono con precisione geometrica ed è del tutto originale il rapporto luce ombra che si instaura sul gomito ove il maphorion ripiegandosi su se stesso, crea un effetto “nicchia”. Sono soluzioni che ritroviamo del tutto analoghe fino a rasentare la “copia” nel panneggio delle tuniche degli apostoli della rotonda del Monte. Una somiglianza così rispondente e altrettanto originale da poter far pensare che una stessa mano ha realizzato le due opere. In ogni caso testimoniano di una “corrente” pittorica che a Bologna ritroviamo all’opera in questi due luoghi di culto.

i panneggi delle vesti alla "rotonda del Monte"
Gli occhi degli apostoli
Gli occhi della Vergine
Un'odighitria palermitana
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