È stato notato che Vitale riprende nella Madonna dei Denti del 1345, il "soggolo" che Giotto presenta a Bologna nel suo polittico. In verità l'Incoronazione di Budrio, quasi certamente prima del 1345, presenta un'analoga immagine mariana. Oltre al soggolo o, più correttamente glimpa, c'è un altro più pertinente elemento decorativo che avvicina la nostra tavoletta alla pala di Giotto importante perché così significativo da permettere di accostare anche cronologicamente la nostra Incoronazione all'opera di Giotto.
Il tappeto che ricopre il postergale e il sedile della regale coppia, presenta un caratteristico motivo broccato. Un broccato rialzato che consente di sentire la consistenza della stoffa, ponendo la coppia in un ambiente dalla fisicità dichiarata attraverso la consistenza delle stoffe e il peso delle figure che calcano con i loro raffinati calzari il ricco cuscino, impreziosito da ricami in filato d'oro. Il tappeto ripete due moduli alternati. Un primo disegno costituito da un quadrilobo esterno ovoidale alternato nei colori di rosso e blu con iscritto un motivo floreale con tre petali. Il quadrilobo racchiude un altro quadrilobo a punta gotica con al centro un rombo verde. Questo motivo si alterna con un sottile ricamo in oro costituito da una cornice modanata con otto facce al cui interno si sviluppa un motivo floreale con otto petali o raggi che si muovono a spirale da un nucleo centrale. Ho provato a descrivere questo motivo decorativo perché è stupefacente la similitudine con l'analogo decoro sul drappo dietro la Vergine nel polittico bolognese di Giotto. Accostando i due motivi e superando la prima difficoltà dovuta al diverso spessore dei manufatti - tessuto quasi a rilievo quello di Vitale e decoro quasi virtuale in Giotto, privo di rilievo - non si può non rilevare la sovrapponibilità dei due decori, che denunciano anche la diversa formazione dei maestri. Potremmo parlare di idealismo e realismo rappresentativo. Ma tralasciando queste speculazioni teoriche resta il fatto: a Bologna i due artisti utilizzano lo stesso motivo decorativo anche se Vitale realizza un tessuto che ha la consistenza di una spessa lana e Giotto elabora il decoro su una sottile seta, priva di fisicità tanto da farla somigliare più che ad una stoffa, quale dovrebbe essere, ad un mosaico, ad un'incrostazione marmorea comacina quale è possibile trovare sulle colonne romane di Santa Maria in Trastevere.
Osserviamo che quando Vitale riproporrà, in altra occasione, ad esempio per la Madonna Poldi Pezzoli, un analogo prezioso tappeto, esso avrà ben altra consistenza e avrà sostituito il pesante broccato con un decoro "applicato" al tessuto di fondo. Il riscontro è così immediato che non si può che pensare ad una diretta mediazione dalla Madonna di Giotto da parte di un giovane Vitale che aveva conosciuto in san Francesco la lettura giottesca del riminese Francesco, che aveva magari fatto un'esperienza lavorativa al suo fianco prima di essere coinvolto direttamente nei lavori nella chiesa e pagato fin dal 1330 per pitture eseguite in una cappella. Che certamente ha avuto modo di osservare il polittico di Giotto, appena giunto in città, forse negli anni stessi di Beltrando del Poggetto, dunque prima del 1334. Una meditazione così originale da essere sfuggita del tutto alla critica anche perché - l'ho già detto - il motivo, benché identico nel disegno, viene rielaborato con tale originalità da far sparire l'archetipo per ricondurre il sedile "ad una massa di stoffe [d'oro] in forma di sedia" e uso le parole, con qualche variante, della cronaca redatta da un anonimo fiorentino nel 1308, di due sontuosissimi conviti fatti da papa Clemente V in quella corte papale francese di Avignone, in questi anni impegnata a Bologna a preparare la possibile sede papale.
I riferimenti alla tecnica pittorica con i punzoni che possiamo definire del primo periodo e con riscontri speculari nelle prime opere dello Pseudo Jacopino e adesso il confronto con l'analogo tappeto di Giotto, aiutano pertanto a datare l'opera di Budrio entro gli anni 30 del secolo, non oltre - io credo - la metà del decennio, in diretta relazione con il polittico di Giotto e in concomitanza con le opere di un altro grande bolognese, ancora sfuggente, qual'é lo Pseudo Jacopino del quale abbiamo posto a confronto la Dormitio Virginis e l'Incoronazione, pur esse in Pinacoteca.