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Torna ad essere un reliquiario agostiniano, la teca che conserva una reliquia di san Giacomo, identificabile per la statuetta superiore. Anche qui quasi certamente un'opera rimaneggiata. La statuetta è probabilmente il sopravvissuto pezzo di un reliquiario più antico poi riproposto su questo oggetto che pur imitando i modelli del XVII secolo, appare più tardo come documentano le lamine laterali intagliate e l'incorniciatura della teca. Elementi imitativi, ma appartenenti, quasi certamente, al XIX secolo. La soprastante scultura appare piuttosto degradata a causa di ossidazioni della lamina e errate puliture che hanno favorito la sedimentazione di corpi estranei.
Attraverso la reliquia dialogano le diverse componenti della comunità cristiana: la reliquia può essere donata per una particolare devozione del singolo credente andando così ad arricchire le devozioni della Chiesa locale. Può essere questo il caso della reliquia della mano di Santa Elisabetta d'Ungheria. Può essere stata acquisita per il peculiare culto esistente nella chiesa, come per la mano di santa Cecilia. Può appartenere al patrimonio della chiesa Agostiniana, come per la reliquia di San Giacomo.
Bisognerà infine considerare che i reliquiari sono soggetti a mutamenti e trasformazioni determinati dall'esigenza di avere contenitori rispondenti al gusto del tempo. Questa esigenza ha provocato la perdita di altri preziosi contenitori, magari sostituiti perché non reputati più idonei a contenere la reliquia. Un caso eclatante, a Bologna, è il nuovo reliquiario per il capo di San Petronio, voluto da Benedetto XIV che ha praticamente tolto dal circuito cultuale l'antico reliquiario del 1380. Sopravvissuto probabilmente perché vi è stata collocata un'altra reliquia. Altre volte -