sant'Alò protettore della "Compagnia dei Fabri" - baldacchino della peste

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sant'Alò protettore della "Compagnia dei Fabri"

il baldacchino della peste > Laterale destro
Sant'Alò
Ai “calzolari” segue sant’Alò colto in un noto e curioso “miracolo”, mentre riattacca la gamba ad un cavallo. Il santo, per lavorare più comodamente, dovendo ferrare un cavallo, gli taglia la gamba e compiuto il lavoro, la riattacca all’arto. Una guarigione divenuta l’emblema del santo che veste non i sacri paramenti, ma il caratteristico grembiule da fabbro, ed è colto nell’atto di benedire l’arto nel momento in cui con l’altra mano lo poggia alla gamba del mansueto cavallo, retta da un aiutante di bottega. Una scena composta con estremo equilibrio, che doveva apparire molto più dinamica con le originarie sfumature degli incarnati, oggi solo ombre appena distinguibili sulla seta dipinta. La “storia” rappresentata era ben nota a Bologna, per essere già stata proposta da Giacomo Cavedoni. Il dipinto era posto proprio nella cappella dei fabbri nella chiesa di s. Maria della Pietà[1]. L’immagine ricamata e dipinta sulla nostra bandinella, risente del dipinto esposto nella cappella dei Fabbri. Il santo è patrono dei fabbri, ma anche degli orefici. In questa veste lo abbiamo già visto rivestito degli abiti vescovi e accompagnato dagli strumenti di lavoro dell’orafo poggiati sul panchetto davanti a lui. Si tratta di iconografie distinte, ma usuali. Anche la doppia versione del nome, Eligio trasformato in Alò, aiuta a “distinguere”, in città, il patrono degli orafi, Eligio[2], dal patrono dei Fabbri, Alò[3].


[1] cfr. Malvasia, Pitture di Bologna, a cura di A. Emiliani, op. cit. p. 54 e p. 75 del testo originario. Per Malvasia i Fabbri sono denominati “Compagnia de Ferrari”. Nella loro cappella erano tre dipinti con sant0Alò. La pala centrale con la vergine con il Bambino e in basso i santi Alò e Petronio e lateralmente due episodi della vita del santo, ancora in loco. Osserviamo la somiglianza del soggetto con quello custodito nella residenza dei Fabbri dipinto da Innocenzo da Imola, ricordato sempre da Malvasia (ibidem, p. 75)
[2] Cfr. quanto detto presentando la bandinella con sant’Eligio.
[3] sant’Alò si festeggiava il 25 giugno. “Al suo altare nella chiesa di santa Maria della Pietà dell’ospital de’ Mendicanti, vicino alla porta di strà S. Vitale. Alla compagnia del Fabri in Altabella da s. Pietro, si fa la festa di S. Alò lor protettore” cfr. Masini, op. cit. 1666, p. 358. Malvasia ricorda presso la Compagnia de Fabri, detta s. Alò, una pala dipinta da Innocenzo da Imola con la Vergine con il bambino, san Petronio e sant’Alò. Opera oggi non più esistente. Cfr. Malvasia, le pitture di Bologna, ristampa anastatica commentata da A. Emiliani, p. 105 del testo originario e p. 75 dell’edizione consultata. Anche Guidicini (op. cit. vol. I p. 45) ricorda nella residenza dei Fabbri, in via degli Albari, al numero 1633, una cappella ove si venerava sant’Alò. Residenza soppressa il 26 marzo del 1797 con successiva dispersione delle pitture.
 
 
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