San Matteo, patrono della Compagnia dei Salaroli
il baldacchino della peste > Laterale sinistro
San Matteo
San Matteo, benché colto
nelle sue funzioni di evangelista occupa la quinta bandinella perché patrono
della Compagnia dei Salaroli, che
riuniva tutte le maestranze che utilizzavano il sale per la conservazione delle
carni[1].
Un settore particolarmente colpito dalla peste nei suoi interessi commerciali
come tutti gli altri che lavoravano le carni, dalla macellazione degli animali
alla lavorazione delle pelli. I primi ad essere attenzionati dalle pubbliche
autorità nella campagna di igienizzazione messa in atto per contrastare
l’epidemia[2].
il Santo è rappresentato in ascolto meditato, intento a discernere quanto ha
udito, quasi a voler selezionare le “fonti”. Un dialogo tra persone fisicamente
vicine agli offerenti. Proviamo a togliere le ali all’angelo e potremmo
trovarci davanti ad un artigiano che aggiorna il carico scarico della sua
bottega con l’aiuto e il suggerimento di un giovane garzone. Realissimo lo sguardo
del ragazzo che fissa gli occhi su Matteo. Altrettanto vivo il pensieroso
patrono che stringe con convinzione la lunga penna, colto nel momento in cui,
appressandosi al foglio, sembra coinvolgere nel movimento l’intero busto,
aiutato in questo dal frangersi della seta alla luce e dai pochi, ma pregnanti
tocchi di colore che conferiscono volume ai panneggi “ricalcati” dal filo di
seta che cuce le figure al velluto cremisi, isolandole al contempo dal fondo.
I SALAROLI
L’Arte
dei Salaroli vanta statuti molto antichi e se l’ultimo, riformato, che abbiamo
citato, risale al 1716, il primo di cui si ha notizia è del 1252. Risiedeva in
“vicolo detto dei Ranocchi” con cappella dedicata a san Matteo[3]. Masini
ricorda la festa della Compagnia il 21 settembre presso la Chiesa di S. Maria
de’ Mendicanti, all’altare di san Matteo Apostolo. La Compagnia “fa per insegna un Corbello colmato di bianco
sale”[4].
Malvasia a sua volta ricorda, nella chiesa dei mendicanti,
all’altare dei Salaroli, “il vasto
pensierone di Christo chiamante dal telone Matteo” opera di Ludovico
Carracci[5].
Un tema molto lontano dal dialogo familiare tra Matteo e l’angelo realizzato
per questa bandinella che, come le altre, affida la propria identità non alla
“insegna”, richiamata da Masini, ma al proprio patrono.
[1] Il loro
statuti vennero in ultimo riformati nel 1716, cfr. Riforma degli statuti dell’Arte de’ Salaroli di Bologna, confirmati per
Breve dalla Santità di N.S. Papa Clemente IX. In Bologna, per Giampietro
Barbiroli, MDCCXVI. Il testo riporta le dettagliate disposizioni per l’elezione
alle cariche dell’Arte.
[2] Raccolta di tutti li Bandi, Ordini, e
Provisioni Fatte per la città di Bologna in tempo di Contagio imminente, op.
cit. pp. 58 – 61, Bando sopra il tenere
nette & espurgate le strade, e case, 6 maggio 1630.
[3] Giuseppe
di Gio. Battista Guidicini, Cose notabili
della città di Bologna pubblicata dal figlio Ferdinando, vol. IV, 1872. Op.
cit. p. 78.
[4] Antonio di Paolo Masini, Bologna Perlustrata, Bologna ed. MDCLXVI p. 430. Alla Chiesa di S. Maria de’ Mendicanti à
porta san Vitale all’Altare di s. Matteo Apostolo è la festa. La Compagnia de’
Salaroli nelle Pescarie fa la festa di S. Matteo suo protettore e và con pompa
a visitare la sua cappella alla chiesa di Santa Maria de’ Mendicanti a porta S.
Vitale. Molto curata la pagina su internet dei “salumieri di Bologna” che
identifica la sede della Compagnia “all’angolo fra via Pescherie e vicolo Ranocchi, a
pochi passi dalla Salumeria Simoni, in un edificio di forme gotiche. Si tratta
della più antica residenza di una corporazione di mestiere giunta fino ai
giorni nostri”. Probabilmente lo spazio è stato interessato dalle demolizioni
conseguenti l’allargamento di via Rizzoli, ma è bene citare questa “fonte”
alternativa ai documenti che viaggia via cavo invece che attraverso le
biblioteche. Le notizie si trovano alla pagina: http://www.salumeriasimoni.it/it/salumeria-simoni/storia-della-salsamentari/l-arte-dei-salsaroli
[5] Carlo Cesare
Malvasia, Le pitture di Bologna,
1686. Ristampa anastatica a cura di Andrea Emiliani, ed. Alfa Bologna, 1969 p.
54 della ristampa e p. 75 del testo originario. Il dipinto è oggi custodito in
Pinacoteca.
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