Il profeta Osea si trova sul secondo pilastro a sinistra guardando l’altare, speculare al Profeta Gioele. Gli angeli che fiancheggiano Osea riportano due versi del suo libro incentrati sulla Fedeltà di Dio e sulla certezza del suo aiuto (1) . Il Profeta, con artificio letterario, sovrappone il piano personale e quello del Popolo d’Israele. Risponde all’infedeltà della sposa con l’amore fedele nella speranza di un suo ravvedimento e attraverso questa personalissima storia filtra la storia di Israele Et sponsabo te mihi in sempiternum. Il tradimento della Sposa-Israele, l’essersi affidata ad altri culti e la perseveranza di Dio, che attende il ravvedimento d’Israele come Osea aspetta quello della moglie. La fermezza e la costanza di Dio lo impegnano nella riconquista dell’amato Israele e dopo aver raggiunto un nuova concordia “Sponsabo te mihi in sempiternum”. E alla voce di Dio fa eco quella del Profeta Osea che ricorda che il Signore può risanare i feriti se ci si rivolge a lui con cuore sincero. “Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà” perché “quasi diluculum praeparatus est egressus eius – la sua venuta è sicura come l’aurora”. Il Profeta persevera e invita a mostrare costanza e fermezza nella ricerca del bene. Ripercorrendo la storia di Israele antepone agli errori la ricerca di Dio e alle colpe di un popolo e del singolo la volontà di Dio di ricomporre un rapporto d’amore. In mezzo agli sbandamenti il Profeta invita a non vacillare, mostra Fortitudo e la Fortezza è a lui sovrapposta a sottolineare il rapporto tra l’azione del Profeta e la Virtù Cardinale (2).