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La notte del 20 ottobre 1768 gli abitanti di Cesena e i monaci al Monte furono destati da un terremoto che aprì crepe nei muri del monastero e lesionò anche la cupola, più volte riparata da quando era stata progettata dall'architetto Francesco Morandi e poco dopo elevata, nel 1568 . (1)
Saranno stati gli stessi monaci nella notte o al "mattutino" a rilevare i danni e a provvedere per un primo intervento che assicurasse almeno l'agibilità della Chiesa. Fra Placido (2) , un muratore riminese fattosi monaco nel 1750, aveva già dato prova delle sue capacità nell'incendio propagatosi nella notte del 2 febbraio del 1751, ed era ancora attivamente impegnato nella manutenzione del monastero. Sarà stato tra i primi ad adoprarsi per stabilizzare la grande cupola eretta nel XVI secolo.
Si provvide immediatamente ad acquistare il legname necessario per fare una puntellatura architettonica alla cupola di nostra chiesa, la quale minacciava una totale rovina stante il pregiudizio recatogli dalle replicate e strepitose scosse di terremoto seguite la notte del 20 del cadente mese, e ciò ancora per dar luogo a più mature riflessioni pria di risolvere cosa dovrà farsi per non perdere un sì bel edifizio; al qual fine questo nostro padre Rev.do ha ordinato al sig. Pietro Borboni architetto che ne formi una raziocinata relazione (3)
La necessità di costruire una nuova cupola sarà dunque determinata non da una esigenza innovativa, al passo con il secolo dei lumi, ma da una obbligatorietà che, per altro, sarà oggetto di osservazioni e pacate contestazioni da parte di alcuni monaci che erano più propensi a "conservare" l'esistente, provvedendo al suo restauro.
La cupola che nell'anno 1768 minacciava di collassare a seguito del sisma, era stata innalzata a compimento dell'ampliamento che interessò l'intera Basilica nella prima metà del XVI secolo. In quel tempo scomparve la chiesa medievale e l'edificio assunse le forme attuali. Nel 1548 furono intrapresi i lavori di ricostruzione dell'area absidale da parte di maestro Domenico da Brisighella. (4)
In questi stessi anni venne costruita la "Cappella Grande" -
Al centro è stata ricavata la cappella ove era posta la scultura della Madonna che caratterizza questa Chiesa mariana. Cappella sopravvissuta anche ai lavori di rifacimento della soprastante cupola, e ancora oggi esistente. Qui restò l'immagine mariana fino al 1923 quando risistemando il coro monastico, la scultura venne diversamente collocata, probabilmente per consentire una maggiore visibilità ai fedeli. Dell'antica struttura restano solo gli stucchi che decorano la volta antistante la cappella e il catino che i documenti attribuiscono ai maestri Girolamo e Domenico da Forlì . Nel catino della cappella, una delle maschere in stucco sostiene un cartiglio con la data "MDXXXXIIII", credo rilevata per la prima volta, e documenta così la precedenza della cappella rispetto all'innalzamento della cupola.
La cupola già elevata nel 1568, almeno nella parte muraria, fu nello stesso anno impermeabilizzata con lastre di piombo e ben presto si incaricherà il Masini, pittore cesenate, per la sua decorazione. Ma già 12 anni dopo, nel 1581, a seguito di evidenti infiltrazioni d'acqua, si diete incarico, con contratto scritto, al maestro Pietro Maria Previciati, che già aveva ricoperto la cupola di San Vitale a Ravenna, di rivestire nuovamente la cupola dell'Abbazia (5)
Il terremoto del 1768 si inserisce dunque in questa costante manutenzione della cupola e non meraviglia pertanto che in Abbazia ci siano monaci che propongono di intervenire ancora una volta sull'esistente mentre altri esplorano la possibilità di costruire una nuova cupola.
L'Abate Dom Flaminio Fabi chiede una relazione all'architetto cesenate Borboni il quale di fatto si pronuncia per l'abbattimento della cupola e il suo rifacimento.
Non è del tutto da scartare l'ipotesi che nel progetto del Borboni prevalesse una cultura del rifacimento che sembra contraddistinguere molte delle azioni di ripristino monumentale del XVIII secolo. La cupola aveva retto al terremoto del 1668 ed era ancora in piedi, sia pure puntellata, nel 1771. Non c'è motivo di credere che la stessa non potesse essere ripristinata senza ricorrere al suo abbattimento. Dom Modesto rappresenta la tradizione nel Monastero, incarna quella laboriosità silente dei monaci abituati a riutilizzare, a riparare, a lavorare per mantenere l'integrità della casa. Probabilmente nel sostenere la linea della manutenzione della cupola c'è anche la volontà di preservare il ciclo iconografico, ormai incardinato nella tradizione cultuale della Chiesa. Dall'altra parte il Borboni, al di là del possibile interesse economico, incarna la cultura del nuovo, la convinzione di poter fare meglio che si radica in quel secolo della ragione in cui il passato è spesso vituperato.
È anche vero che dovendosi confrontare con questa voglia di nuovo, l'Abbazia benedettina reagisce positivamente e ne dà prova nel ciclo iconografico che andrà ad interessare la decorazione della nuova cupola, affidato al pennello del Milani.